I Nichel di minimum fax non deludono mai: Paolo Cognetti

Paolo Cognetti, Sofia si veste sempre di nero, minimum fax *Nichel* (2012), 208 pagine, 14 euro

sofiavesteMi colpisce sempre quando in un romanzo, oltre alla trama e allo stile, sia ben percepibile il progetto che governa tutta la struttura. Scrivere è un mestiere e lo scrittore, come un ingegnere che progetti una casa, dalle fondamenta ai materiali da utilizzare, alle finiture e i dettagli, deve (o dovrebbe) avere un progetto preciso e costruire la sua storia, che diventerà per un po’ la casa del lettore.

Ho trovato in questo romanzo di Paolo Cognetti un rispetto per il lettore che mi ha colpito moltissimo. Nulla è lasciato al caso, all’“ispirazione libera” di cui si fregiano tanti scrittori. Tutto è costruito per dare una casa accogliente, confortevole, emozionante al lettore.
Le fondamenta sono i personaggi, alcuni dei quali portanti e fortissimi, che reggono appunto l’intera struttura: Sofia, la protagonista, è senza dubbio la persona al centro della narrazione ed è molto interessante il fatto che non sia solo lei, in prima persona, a raccontarsi, ma che sia al centro della narrazione di altre persone, altri personaggi, del narratore e di se stessa.

Il progetto si sviluppa in una catena di racconti, gestiti come una serie di piani a sé stanti che insieme formano una struttura solida, interessante, coinvolgente. Ogni piano è un racconto, un piccolo pezzo del percorso che Sofia compie, dalla sua infanzia in una casa con genitori che litigano in continuazione, all’adolescenza e l’età adulta, lontano da quella casa scura e triste.
In ogni racconto c’è un pezzetto di Sofia, e c’è anche un pezzo dell’Italia degli anni Settanta, quella degli scioperi in fabbrica e delle famiglie borghesi che mantengono una patina di perfezione ma se vai a sfregare nascondono dissapori, amanti, tristezza e solitudine.

Sofia si veste sempre di nero perché il nero sfina, perché vestita di nero passa inosservata fino a un certo punto della sua vita; da lì in poi invece afferma una personalità, un carattere, un’evoluzione credibile, plausibile, che fa del personaggio una delle persone meglio rappresentate nei romanzi contemporanei.

Mi piace molto Sofia che racconta di sé in prima persona, e anche quella che parla con sé rivolgendosi a un tu immaginario e speculare. Meccanismo, questo, abile e scelta chiara che definisce bene, e in maniera credibile agli occhi di chi legge, la protagonista che guarda se stessa da fuori, ma da molto vicino, e si racconta. Ai lettori e a se stessa.

Come nella vita reale nessuno di noi è veramente protagonista, conosce se stesso fino in fondo ed è ciò che gli altri vedono in lui, anche Sofia è una realtà fatta da mille sfaccettature, mille punti di vista su di lei e sul mondo. La guarda il narratore, che la vede piccola e timida, alle prese con due genitori che litigano e con la voglia di sparire; la guarda il lettore, che nascosto fra le righe sente la voce così chiara che parla di lei da essere inequivocabile; Sofia vive tra le pagine di un soggetto teatrale scritto da un amico, vive nei racconti delle persone che le stanno attorno, vive dentro e per mezzo di se stessa. E sopravvive al suo personaggio, alla fine del romanzo, continuando a vivere nella memoria del lettore come quei personaggi – o quelle persone – che si incontrano, si lasciano e si chiudono in un angolo del cuore.

6 pensieri su “I Nichel di minimum fax non deludono mai: Paolo Cognetti

  1. ilmondourladietrolaporta ha detto:

    Di Cognetti ho letto solo “Una cosa piccola che sta per esplodere” e mi sembra di riconoscere alcuni tratti di cui parli: niente è lasciato al caso, non in una concatenazione meccanica di eventi, ma più un flusso normale e vicino al reale, vicino alla casa del lettore. Adoro la forma del racconto e Cognetti è uno dei pochi che riesce a governarla come si deve. Complimenti per la recensione!

  2. francesca giannetto ha detto:

    Grazie! Sono contenta che tu mi abbia dato quest’altro riscontro, è una dimostrazione in più del talento di Paolo Cognetti. Io adoro quando i racconti sono concatenati anche in una storia più grande. Ricordo con nostalgia il periodo in cui ho letto Hotel World di Ali Smith: bellissimo esempio di raccolta di racconti-romanzo con un progetto fortissimo dietro. Neanche a dirlo, edito da minimum fax!

  3. michelerenzullo ha detto:

    Non ho ben capito quando dici: “Mi piace molto Sofia che racconta di sé in prima persona”
    Non mi sembra ci sia nessun capitolo-racconto che sia raccontato dal punto di vista di Sofia. Penso che sia proprio questa la sua forza. Mi sono perso qualcosa?

  4. francesca giannetto ha detto:

    Ciao! Ti ringrazio per l’attenzione e per il tuo commento. Dopo quasi quattro anni non ricordo tutti i particolari del libro che tra l’altro non ho qui con me; però quello che ricordo è che ci fossero alcuni punti dove la “voce” di Sofia arrivava diretta, la sensazione è questa, a distanza; forse anche il racconto finale, che era in prima; magari ho fatto un mix nella mia testa fra autore e personaggio. Poco tempo fa ho letto anche una sua vecchia intervista dove diceva che il romanzo aveva racconti in prima, seconda e terza persona… Dovrei rivederlo, magari (anzi, molto probabile, grazie per il dubbio) mi sono sbagliata.

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