Tommaso e l’algebra del destino di Enrico Macioci

Enrico Macioci, Tommaso e l’algebra del destino, SEM, 200 pagine, 16 euro

Quante persone incontriamo nella vita, anche solo per una manciata di minuti? A volte ne incrociamo solo lo sguardo, altre scambiamo qualche battuta, altre ancora cambiano in maniera tangibile il corso del nostro destino. In questo libro, invece, sono proprio le prime che cambiano, radicalmente, il corso del destino di una famiglia intera, madre, padre e figlio di quasi sei anni.

Si dice che la lettura sia un’esperienza che nutre lo spirito, rinfranca l’anima e blablabla. La lettura, alcune volte (non sempre) può essere una forte, fortissima esperienza fisica. Mi sono trovata letteralmente in apnea leggendo la cronaca crudele delle ventiquattro ore vissute da Tommaso e da tutti i personaggi che in qualche modo sono stati coinvolti nella sua piccola odissea. Ho serrato le dita attorno alle pagine, fino a farle diventare bianche, mentre guardavo (perché lo vedi proprio, mica lo immagini) quel piccolino legato al suo seggiolino, per ore, sotto il sole cocente della vigilia di Ferragosto (e non dico altro, questa è una informazione che si apprende leggendo la quarta di copertina o qualunque post in merito). Non ho dormito per tante notti, e confesso, è il primo libro di cui sono andata a cercare il finale quando ero circa a metà. E questo non ha “rovinato” la lettura.

Non è un giallo, è un pezzo pulsante di vita, dove quelle che noi chiamiamo “coincidenze” e che in genere identifichiamo con incontri, vicende, fatti positivi, non sono altro che formule matematiche, lo spazio che si intreccia con il tempo, le occasioni, le micro scelte che ogni giorno facciamo, più o meno consapevolmente, o che vengono fatte da altri, e ci sfiorano in qualche modo.

Eccezionale anche la scelta del narratore esterno, portato in questo libro a un livello estremo, spinto fino al limite; “vede” e racconta tutto, ma il suo sguardo è puntato principalmente sul piccolo Tommaso, capace, in una situazione estrema come quella che sta vivendo, di pensieri elaborati – anche troppo, forse, per un bimbo così piccolo – che gli risuonano nelle orecchie come formulati dal nonno saggio e dal compagnetto di classe più furbo. Nasce un dialogo fra Tommaso, Valerio Frasca (identificato sempre con nome e cognome, come succede con i primi compagni di scuola) e il nonno, un dialogo fra Tommaso e la sua coscienza, le sue paure. Valerio gli dice in maniera anche crudele che il papà è andato a spassarsela lasciandolo in macchina, gli racconta le dinamiche di un divorzio. Chissà in che occasione Tommaso avrà appreso (e riprodotto poi) quel termine, chissà cosa significa per un bambino che si sente tradito dal suo affetto più caro, chissà cosa passa per la testa dei bambini quando sono in difficoltà e quasi muoiono di paura. Macioci cerca di rispondere a tutte queste domande, suscitandone nel lettore tante altre, che non sempre troveranno risposta, è questo – anche – il bello del romanzo.

Potrebbe essere un romanzo sul libero arbitrio, che non è solo una questione personale, come ci hanno sempre insegnato, ma coinvolge tante altre persone, anche quelle che in genere non ruotano attorno alla nostra orbita quotidiana. Potrebbe anche essere un libro sulle coppie di oggi (i genitori di Tommaso, quelli di Valerio Frasca, una donna che passa sbraitando al telefono, delusa da una relazione malata), sempre meno inclini ad accettare i compromessi e alla ricerca di una felicità che è sempre altrove. L’infanzia ha un ruolo fondamentale in questa storia, non solo perché il protagonista è un bambino; ci sono altri bambini, con il loro mondo interiore sempre più adulto, che a sei anni hanno già sulla pelle le cicatrici lasciate da ciò che gli adulti propongono loro, senza filtri, a volte necessari, o auspicabili.

Nei tanti post che ho letto sui social in cui veniva consigliata la lettura di questo romanzo, Macioci viene affiancato a Stephen King (scrittore che, ho scoperto poi, lui ama e studia, e amo molto anche io). Ecco, questo libro mi ha ricordato Il gioco di Gerald, il suo protagonista rimasto ammanettato a un letto per un tragico scherzo del destino, che cerca in tutti i modi di liberarsi. C’è una tensione di fondo sempre alta, e i personaggi, messi di fronte a una crisi senza precedenti, a una paura che pensano di non riuscire ad affrontare, crescono, cambiano, nello spazio di un romanzo, con un narratore che non smette mai di dialogare con il lettore, in uno scambio che sembra reciproco.

Qui l’intervista di Giovanni Agnoloni a Enrico Macioci per La poesia e lo spirito.

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