Lo Strega in differita (ma non di molto)

Mi ricordo quando io e la mia amica Daniela abbiamo fatto il nostro ingresso trionfale nel Ninfeo di Valle Giulia a Roma. Era la serata in cui la Parrella era fra i candidati del Premio Strega e avevano appena fatto l’attentato in metropolitana a Londra, il 7 luglio 2005. Le telecamere non riprendevano le signore a tavola, che affondavano in un mega dessert, Sgarbi era accompagnato dalla solita ragazzetta improbabile, tutti chiacchieravano mentre sul palco il presidente di giuria declamava i voti.

ImmagineQuest’anno, come tutti gli anni successivi al 2005, ce lo vediamo in tv. Sono arrivata con 15 minuti di ritardo, vediamo che mi sono persa.
Adesso c’è Nesi che dice: “Piperno 95, Trevi…”, una giornalista di Rai 1 che chiede che futuro ci sia per la poesia, e si continuano a fare pronostici. Sul palco c’è Piperno con un critico letterario che lo accompagna, parlano del suo libro, raccontano la trama, fanno vedere la copertina. Adesso, come prima per Trevi, ne leggeranno un pezzo. Piperno sta dicendo quello che c’è scritto in TUTTI i comunicati stampa e in tutte le schede del libro si trovino in giro.  Continua a leggere

Stregati… meglio tardi che mai: Ternitti

Mario Desiati – Ternitti
Mondadori *Scrittori italiani e stranieri* (2011), 258 pagine, euro 18,50

Mario Desiati è un intellettuale. Uno che non ha la smania di apparire, ma che demanda alla scrittura, alla letteratura, alle scelte editoriali (è curatore dell’antologia Best off Voi siete qui per minimum fax  nel 2007 e direttore editoriale di Fandango dal 2008) il compito di informare, oltre che intrattenere.
Abile narratore ed esperto conoscitore del linguaggio narrativo e degli strumenti di scrittura, costruisce storie che catturano e si insinuano, come un virus, nella mente di chi legge.
Ternitti  ti si attacca addosso, come le particelle di asbesto presenti nell’eternit che hanno mietuto vittime a non finire, e non ti lascia anche dopo che hai letto perfino i ringraziamenti, pur di non lasciare una prosa così ricca, piacevole, alta, ma mai supponente; per lasciarti ancora incantare da immagini e sensazioni che solo chi conosce bene la tecnica e la volge verso l’emozione di narrare sa fare.
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Stregati e non sorpresi, ha vinto Edoardo Nesi

Nesi stava già dal 2005 con il bicchierino in mano aspettando il liquore, ma era rimasto a bocca asciutta, mentre Maggiani se la sorseggiava soddisfatto.
Quest’anno ha vinto la 65a edizione del Premio Strega. Lo spoglio – affascinante, con la lavagna e i gessetti, i biglietti aperti uno dopo l’altro e i nomi declamati al microfono – è stato trasmesso, come ogni anno, in diretta su Rai Uno dallo stupendo Ninfeo di Villa Giulia.
Premetto che non ho ancora letto il libro e a questo punto lo leggerò, ma la vittoria era abbastanza prevedibile, non ha lasciato stupito nessuno; è stato come quei premi alla carriera che si danno a certi attori a un certo punto, anche a prescindere dal film.
Anche lui che ha tutta la mia stima lo aveva previsto e ci aveva regalato questa puntuale e perfetta disamina della cinquina.
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Stregati 2: la cinquina!

Le streghette aspettavano con ansia la notte del 15 giugno, ossia quando gli Amici della Domenica (430 per essere precisi) avrebbero votato e scelto i cinque finalisti fra i dodici di questa sessantacinquesima edizione del premio Strega.
Mentre gli Amici sorseggiavano liquore e votavano, noi incrociavamo le dita, sperando che almeno due dei nostri preferiti entrassero nella cinquina. Dita anchilosate, ma ne è valsa la pena. In chiusura di post, qualche ostico pronostico (che in fondo non pronostica nulla, ma i pronostici alla fine quanto valgono?)
Come si dice, la giuria ha così votato:

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Mariapia Veladiano – La vita accanto

Einaudi *Einaudi Stile libero big* (2011), 170 pagine, 16 euro

La vita accanto (fra i dodici candidati al Premio Strega) segna l’esordio di Mariapia Veladiano, un’autrice alla sua prima pubblicazione che ha la maturità di una scrittrice con alle spalle una carriera affermata e una sicurezza ormai acquisita.
Il tema incuriosisce e induce a darle fiducia fin dalle prime battute: la storia di una bambina, Rebecca, che a differenza delle sue coetanee, soprattutto nei romanzi dolci e belle quasi per antonomasia, è brutta. Veramente brutta. Non riusciamo nemmeno a immaginare quanto e “come” sia brutta. Tanto brutta che lei stessa dice: Mia madre si è messa a lutto quando sono nata, la sua femminilità si è seccata crudele e veloce come il ricino di Giona, tutto in un momento. E ancora: Io sono brutta. Proprio brutta. Non sono storpia, per cui non faccio nemmeno pietà.
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